Pavia Acque affida l’incarico del progetto per la sperimentazione sui fanghi di depurazione

Pavia Acque affida l’incarico del progetto per la sperimentazione sui fanghi di depurazione

Sono la IdroClean Srl di Casirate d’Adda (BG) e la Willpower Srl di Milano, le società che hanno ottenuto l’incarico per la fornitura a titolo gratuito di un impianto a carattere innovativo su scala semi-industriale di trattamento/smaltimento fanghi, ai fini dello svolgimento di un’attività sperimentale di verifica della funzionalità ed efficacia delle tecnologie più innovative presenti sul mercato.

Tale attività, promossa da Pavia Acque in collaborazione con ASM Pavia e il Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura (DICAr) dell’Università di Pavia, sarà avviata nel mese di settembre 2019, presso l’impianto di depurazione di Pavia in Via Montefiascone e avrà una durata di circa 9 mesi.         
Un’iniziativa che si pone un ambizioso obiettivo: ridurre la produzione dei fanghi a un decimo.

La proposta di IDROCLEAN si basa sull’applicazione della tecnologia brevettata Biorime consistente in un reattore biologico termofilo ad alto carico assistito da ultrafiltrazione ai fanghi biologici liquidi prodotti dal depuratore, riducendone il volume in modo significativo e consentendone il recupero delle sostanze nutritive contenute nei fanghi trattati.

Il contributo di Willpower S.r.l., azienda del Gruppo Ecoprogram S.p.A., consiste in un impianto di dimensioni ridottissime, contenuto per la maggior parte, in un container standard, lungo circa 6 metri. La prima fase de processo di lavorazione prevede l’essicazione della massa umida all’interno di un condotto espressamente progettato per evitare emissioni in atmosfera, anche di cattivi odori. La maggior parte dell’energia richiesta per questo processo è prodotta nella seconda fase, che estrae la parte gassosa dal contenuto organico dei fanghi stessi. Con la combustione del gas in una caldaia di dimensioni analoghe a quella di un’abitazione, insieme ad un minimo apporto di biogas proveniente dal biodigestiore già presente nell’impianto di ASM Pavia, si produrrà l’energia necessaria per far funzionare il macchinario. In questo modo il processo risulta particolarmente virtuoso, poiché anche le emissioni in atmosfera, trattate con le migliori tecnologie disponibili e controllate in continuo, sono molto basse, analoghe ad un comune impianto di riscaldamento.

Alla fine del processo si ottiene un materiale equiparabile al carbone che occupa un volume fino a quasi 7 volte inferiore rispetto al fango introdotto nel macchinario. Se le analisi sul tale materiale confermassero i primi studi svolti, si potrebbe ipotizzare di utilizzare tale residuo come materia prima secondaria, effettuando di fatto un recupero vero e proprio del rifiuto.
La possibilità di trattare i fanghi direttamente alla fine del processo di depurazione delle acque, può ridurre fino a 7 volte le “emissioni grigie”, ovvero l’inquinamento prodotto dal trasporto su ruota dei fanghi da smaltire.

I dati raccolti al termine della fase sperimentale saranno elaborati per redigere una relazione finale (la cui consegna è prevista circa due mesi dopo la chiusura della parte sperimentale) in cui si potrà ricavare, dal confronto dei risultati ottenuti, una chiara indicazione in merito alla migliore soluzione tecnologica disponibile.

Gli impianti della provincia di Pavia producono circa 14.000 tonnellate di fango all’anno con un contenuto medio di umidità pari al 76 % circa. La principale destinazione finale del fango prodotto è il recupero su suoli agricoli (oltre l’80%) e solo una piccola parte viene smaltita in discarica. Il fango prodotto dai depuratori di Pavia Acque rappresenta tuttavia solamente un decimo di quello che viene sparso sui terreni della Provincia di Pavia, la maggior parte infatti proviene da depuratori fuori provincia.
Diventa sempre più importante e urgente ridurre l’impatto economico ed ambientale derivante dallo smaltimento dei fanghi civili, limitando i volumi degli scarti direttamente alla fonte.

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